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Dai pazienti colpiti da Ictus Cerebrale nasce un coro

La riabilitazione con la musica, da Lucio Dalla a Quel mazzolin di fiori

11 Luglio 2022

Una musicista, una logopedista e un gruppo di pazienti colpiti da ictus cerebrale, che riuniti, diventano un coro. E' la formula che trasforma l'antico legame tra uomo e musica in una risorsa riabilitativa. Si tratta del percorso terapeutico avviato A.L.I.Ce Ravenna, associazione impegnata nella lotta all'ictus cerebrale. Insieme alla musicoterapeuta Jenny Burnazzi, polistrumentista, violoncellista della band ravennate Rigolò, il laboratorio è rivolto ai pazienti in fase di recupero post ictus.

Goffaggine, sforzo e inceppi, sono le caratteristiche tipiche che si osservano con intensità diverse durante le difficoltose produzioni verbali dei soggetti seguiti. E qui interviene il lavoro integrato di logopedia e musicoterapia. Nel corso delle sedute affiancate da una psicologa e dalla logopedista Francesca Ballarini, i pazienti scelgono e cantano canzoni attinte da un repertorio a loro familiare, che spesso rimanda a brani dell'infanzia e della giovinezza: Romagna Mia, Romagna e Sangiovese, Quel mazzolin di fiori, Parlami d'amore Mariù, Vecchio scarpone... Ma anche le hit dei Nomadi e il cantautorato di Lucio Dalla. Le canzoni vengono reinterpretate dal coro, accompagnate nei punti più critici dalla terapeuta con la chitarra, leggendone anche i testi invitando gli stessi pazienti a ripeterli a memoria. Qualcuno di loro si unisce infine all'esecuzione strumentale, con xilofono e percussioni per favorire la motricità fine e la modulazione del gesto.

Il primo obiettivo, una volta rotto il ghiaccio, è quello della socializzazione, vincendo il rischio dell'isolamento che talvolta grava su chi è colpito da una patologia come l'ictus cerebrale. Il recupero della canzone, aiuta la parte mnemonica, lavorando al tempo stesso sulla sfera cognitiva e sul recupero della memoria. Attraverso il canto, poi, si stimolano i canali del cervello diversi da quelli deputati alla verbalizzazione, andando così a riappropriarsi indirettamente del parlato “deteriorato” per via della malattia, ritrovando l'uso alcune parole o espressioni, e stabilizzando le funzioni conservate.

“Le ricerche delle neuroscienze - spiega Jenny Burnazzi - confermano che l’attività musicale coinvolge ogni regione nota del cervello tra cui le regioni disposte all’elaborazione delle emozioni, del linguaggio e del movimento stimolandone l’attivazione. L’uso controllato della musica e delle componenti sonore all’interno di una relazione terapeutica da parte di un professionista specializzato definisce e caratterizza per queste ragioni l’intervento musicoterapico come una preziosa risorsa riabilitativa. La flessibilità del mezzo musicale infatti permette di adattarsi alle risorse dell’individuo e di sostenerlo in un ingaggio sui livelli fisico, intellettuale e socio-emotivo consentendo di stimolare, incrementare e di contrastare il deterioramento delle abilità residue”.

ALICe

ALICe Italia O.D.V.
Associazione per la
Lotta all'Ictus Cerebrale

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